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Liquidità Distribuita, una simulazione di applicazione nell’Unione Europea

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Un’idea più chiara dell’equità insita nello strumento della Liquidità Distribuita si può avere guardando una simulazione di applicazione all’interno dell’Unione Europea.

A questo link l2l.it/LD1 è possibile scaricare un file Excel contenente un’ipotesi di applicazione del modello della Liquidità Distribuita ai paesi dell’Area Euro (con l’aggiunta del Regno Unito). Questa simulazione è stata fatta prima del referendum che ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ed è quindi particolarmente interessante, poiché mostra i benefici monetari che avrebbero avuto i britannici se fossero rimasti nell’UE e avessero scelto di adottare la moneta unica.

I dati sono orientativi e l’obiettivo delle tabelle è solo quello di dare un’idea quantitativa degli stimoli monetari che la LD sarebbe in grado di generare per ogni stato.

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COMMENTO ALLE TABELLE DI SIMULAZIONE DELLA LD

Tabella 1
Nella tabella vengono inseriti gli indicatori di base PIL, Debito Pubblico e Spread. Tramite il prodotto di Debito per Spread si ottiene la quantificazione dello Stimolo Monetario necessario per ogni nazione. Il prodotto tra PIL e Reverse Spread determina l’indice di performance assoluto e quindi la percentuale di allocazione dei premi sul totale.

Tabella 2
Il Totale Stimolo Monetario, individuato per ogni nazione nella prima tabella, viene suddiviso tra tutte le nazioni in base alla percentuale di allocazione sul totale. Ogni nazione, così, da una parte ha dei premi da impiegare nelle altre nazioni, dall’altra riceve impieghi dalle altre nazioni su se stessa.

NOTA 1: nel modello si vede come la nazione più virtuosa del sistema, e quindi con il maggiore benessere economico, sia quella che non riceve nessun investimento da parte degli altri paesi (ed è corretto in quanto non ne ha bisogno). Allo stesso tempo, avendo il Reverse Spread migliore, è quella che per ogni unità di PIL riceverà più premi da spendere negli altri paesi (quindi ha più capacità di diffondere i propri modelli aziendali vincenti).
Viceversa, il paese con la peggiore performance, non avrà nessun premio da spendere nelle altre nazioni (ed è corretto, in quanto non è nelle condizioni di poter trasmettere modelli vincenti), ma avrà il massimo Stimolo Monetario a disposizione in proporzione al suo Debito, affinché gli altri paesi vengano ad investire.

NOTA 2: nell’allocazione degli stimoli monetari, si evidenzia che anche gli stati avranno a disposizione uno stock di stimolo monetario per se stessi. Tale stimolo è la quantità di moneta disponibile per l’applicazione della Liquidità Distribuita a livello regionale.

Tabella 3
Nella tabella si simula, fermi gli altri fattori costanti, l’andamento della creazione e iniezione di Stimolo Monetario per l’Italia. Ammettendo che l’impatto di investimenti e consumi esteri diretti in Italia produca un miglioramento economico e conseguentemente una riduzione dello Spread medio annuo del 20%, la tabella riporta l’andamento dell’espansione monetaria aggregata per l’Italia in 20 anni.
Nella realtà l’efficacia dello stimolo sarà variabile di anno in anno, ma produrrà comunque nel tempo una tendenza alla riduzione dello stimolo complessivo. Eventuali shock esogeni che dovessero far aumentare nuovamente lo Spread (guerre, carestie, eventi sismici, etc), produrrebbero un picco momentaneo per poi rivedere una discesa.

BREXIT o REMAIN?

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Brexit-EuropeSull’imminente referendum che tiene mercati e politici europei col fiato sospeso, c’è un commento che si può fare, a prescindere dal risultato.
L’Europa ha perso.

L’attuale difficoltà di far fronte all’emergenza immigrazione è solo lo specchio di una diffidenza per “l’altro” che è iniziata dentro i confini europei, fra gli stati membri, appena sono sorte le prima difficoltà economiche e il sistema non ha risposto adeguatamente.

Dove ha fallito, quindi, l’Unione Europea?
Su più fronti.
Non è riuscita a creare una politica estera comune, non ha generato risparmi di gestione nei bilanci statali, non è stata una soluzione alla crisi economica (anzi, l’ha accentuata negli stati in difficoltà), non è stata capace di creare sinergie funzionali al tessuto imprenditoriale, né, infine, ha generato alcuna solidarietà fra stati nella gestione dell’immigrazione.
E per gli stati “benestanti” è stata comunque un limite (non compensato da benefici) alla disinvoltura con cui erano soliti approcciarsi allo sfruttamento delle risorse naturali e del mercato finanziario (è il caso della Gran Bretagna, per l’appunto).

Da dove ripartire, quindi?
Dalle politiche economiche. Ci vogliono regole e meccanismi che creino “la convenienza” a rimanere nell’Unione Europea. L’Europa deve attrezzarsi con strumenti equi di armonizzazione del sistema economico comunitario, che convengano a tutti, che siano giusti sul piano etico e funzionali sul versante macro e microeconomico.

La Liquidità Distribuita è una risposta concreta a questa necessità. La LD, infatti, può essere davvero uno strumento “fondativo” di una comunità economica, poiché crea, insieme, sinergie economiche e sociali.

Non è un caso che il libro propone una simulazione di applicazione della LD (scaricabile a questo link l2l.it/LD1) che include il Regno Unito fra gli stati membri dell’UE, evidenziando gli enormi vantaggi monetari per le imprese e i cittadini inglesi avrebbero all’interno dell’Europa Unita.